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La crisi di Luglio

Esiste ancora il diritto all’indignazione?

C’è ancora uno spazio per uscire da questa assuefazione dilagante e progressiva?

La risposta sorgerebbe spontanea è sarebbe negativa. La crisi economica nazionale che ha investito l’Italia era annunciata da anni. I dati macro economici e finanziari erano chiari e si vedeva che insieme alla Grecia, all’Irlanda, alla Spagna e Portogallo il nostro Belpaese entrava nel gruppetto delle nazioni più a rischio. Eppure nessuna manovra di politica economica robusta è stata impostata per arginare la piena. Anzi, il premier parlava di congiuntura internazionale sfavorevole e nel contempo mandava messaggi rassicuranti.

Da cornice a questo bel quadro una classe dirigente investita da scandali vari, dalla corruzione alla collusione, dalle case che vengono regalate all’insaputa dei beneficiari, ai porta borse miliardari alla spazzatura di Napoli. Contributi dati dallo Stato a società improduttive.

Le promesse mancate: dalla detassazione ad una burocrazia che ci ha avvolto sino ad inibire qualsiasi velleità imprenditoriale e lasciando il singolo cittadino sempre più in affanno.
Un federalismo che non solo non si vede, ma la finanza locale è sempre più dipendente da quella centrale.
Ad ogni servizio della Gabanelli si pensa che il giorno dopo possa accadere qualcosa, invece niente nessuna reazione.

Non fanno eccezione le vicende domestiche.

La crisi che ha colpito il Comune di Biella è il naturale epilogo di una campagna elettorale basata sulle promesse di vario tipo dal lavoro ad incarichi e consulenze. Studiata bene, quasi a livello scientifico nella scelta dei candidati, i portatori d’acqua, alcuni ignari di essere solo pedine di giochi ben più importanti. Difatti la torta doveva essere più grande di quella presentata nel menu, così molti son rimasti a bocca asciutta. Il giro miliardario dei rifiuti, della diga, dell’autostrada e delle altre partecipate nel campo dell’acqua e dell’energia hanno mandato in tilt l’attuale amministrazione. Come a trovarsi in un laghetto con un pezzo di carne in mano circondati da piranha. Si aggiunga una gestione della sanità regionale che grida vendetta.

Il Sindaco, ma si sapeva, si è trovato col fiato corto in una partita più impegnativa rispetto alle sue esili forze viziate da una mancanza di autonomia, ed una politica basata su baci e abbracci alternata negli ultimi giorni a timidi e annunciati colpi di karate (peraltro andati a vuoto).

Un semplice strumento del potere, non certo un protagonista.

Le minoranze estromesse da tutte le società collegate, mossa sbagliata, sia perché non concede neppure l’alibi di un eventuale e remoto coinvolgimento nelle responsabilità, sia perché genera qualche sospetto.

Così la nostra Biella sprofonda nell’incertezza totale e rispetto alla crisi epocale che tocca tutto il territorio, la maggioranza oltre a non trovare gli antidoti per uscirne è avvitata in una lotta fratricida tra interessi e potere, siderali rispetto al concetto antico della buona amministrazione.

Probabilmente il Sindaco si salverà e dirà che va tutto bene e la macchina si rimetterà in moto e peggio di prima, col motore sempre più ingolfato. Peccato che le conseguenze letali del gas di scarico le subiranno ovviamente i Biellesi. Con toni un po’ enfatici in campagna elettorale, chiesi se Biella valeva il nostro sacrificio.

La rassegnazione, come dicevo all’inizio, sarebbe la conseguenza più scontata e più comoda, quasi a starsene lontani da questo olezzo generale.

Io credo invece che ancora una volta abbiamo il dovere e il diritto tutti insieme, forze politiche, movimenti associazioni, uomini, donne, giovani di reagire con fermezza, di dire alle amministrazioni comunali e provinciali che hanno tradito le aspettative, denunciando la loro incapacità e che rischiano di compromettere per sempre il futuro della nostra terra.

Le dimissioni, sì, quelle sarebbero l’unico segnale dignitoso rispetto allo sfacelo del momento.

Vittorio Barazzotto

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