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La città deve sapere – Diga e Trasporti

Il Consiglio Comunale di Biella con l’introduzione del nuovo regolamento, fortemente voluto dall’attuale maggioranza, ha svuotato ulteriormente gli spazi d’intervento da parte dei consiglieri. La possibilità d’incidere sulle scelte locali è veramente risicata, ma ciò che è peggio è il fatto che l’opinione pubblica viene a saper poco su quello che capita nel nostro Biellese e soprattutto il confronto politico è qualcosa che qui non va di moda.

La televisione nella passata Amministrazione era presente in aula, ora non è gradita da quella attuale. Governare tenendo i cittadini all’oscuro di ciò che avviene nelle stanze del potere è un antico vezzo che si suole avere nella nostra Penisola, ma molto made in Biella. Se mancano spazi di confronto non è tanto il partito o il singolo politico a rimetterci, ma il cittadino, già alle prese a quadrare il bilancio della famiglia o peggio a cercare il lavoro, assorbe una visione parziale a volte faziosa riguardo alle tematiche del nostro territorio.

Vediamo in sintesi alcuni dei temi principali trattati in Consiglio e poco divulgati.

Diga

Quando si trattò di respingere l’inceneritore di Verrone ci fu una levata di scudi trasversale in tutto il Biellese. Su questo argomento l’aria è diversa. L’assenza di olezzo pare più rassicurante, attenzione però, il “mostro” che i nostri governanti intendono proporci, se andiamo ad annusarlo da vicino, non è certo privo di esalazioni.

Il progetto elefantiaco riguarda un investimento di 322 milioni di euro di denaro pubblico dato ad un consorzio privato, la devastazione del sito di interesse comunitario nell’alta Valsessera e la privatizzazione dell’acqua.

La sottrazione dell’acqua dall’alveo del torrente ridurrebbe il Sessera a poco più di un rigagnolo, a grave detrimento dell’ambiente e dell’economia dei paesi della Bassa Valsessera, oltre a ledere le attuali centraline idroelettriche.

Il progetto è stato presentato al di fuori di qualsiasi criterio di programmazione regionale senza una preventiva concertazione con gli Enti locali che, in questa come in altre situazioni, sono stati messi davanti al fatto compiuto.
Il progetto non si limita neppure alla Valsessera ma ci riserva una prospettiva più ampia, prevedendo una sorta di canalizzazione dell’acqua che coinvolge tutto il Biellese. Potrei proseguire, ma rimando all’interrogazione presentata da Ronzani in regione.

L’utilità pubblica del leviatano non la si riesce a vedere, mentre pare molto chiara la finalità, quella di avere il dominio delle acque biellesi con quanto ne consegue, centrali incluse. Persino l’indotto dell’impatto finanziario, che andrà attentamente monitorato, pare lasciare a casa nostra assai poco fatta eccezione di alcuni contributi mirati ad alcuni sindaci allo scopo di ricevere il loro placet.

Ma quali saranno le imprese che si gioveranno di tanta grazia? Il passato insegna. E i profitti? Tutti al Consorzio di Bonifica?

Tutto questo sta avvenendo con l’avallo silente delle amministrazioni di centro destra pronte ad offrire un Biellese in saldo. Invece sentite come risponde Buonanno:
La diga uccide la Valsesia. Ho bloccato il progetto, ci offrivano un piatto di lenticchie in cambio di case e strade allagate. Senza dimenticare possibili, o probabili, smottamenti. Non ci abbiamo pensato due volte e abbiamo rispedito la proposta al mittente. Lo facciano anche i valsesserini.

Come dire c’è Lega e Lega. Meglio, c’è chi difende la propria terra e chi invece no. Lega e PDL a Biella sono d’accordo sul progetto avendo firmato il famoso protocollo in cui delegano i poteri al Consorzio, mentre Simonetti in Provincia pilatescamente propone un referendum circoscritto a pochi comuni, come se il problema fosse solo limitato a quelli limitrofi alla diga.

Vedremo, ma occorre una grande mobilitazione affinché il biellese dimostri di avere ancora un sussulto di dignità dimostrando che vogliamo essere governati e non svenduti.

 

Trasporti

Mentre corre l’autostrada con tutte le sue contraddizioni e con la sua utilità che oggi pare persino anacronistica, rimangono più ombre che luci sul perché si sia fatta deragliare rapidamente l’iniziativa del collegamento ferroviario con Milano da parte di Arenaways.

Forse disturbava il manovratore monopolista?

Curioso questo liberismo italiota. Eppure tutti sappiamo e tutti siamo convinti che la linea di salvezza e del rilancio biellese passa per il treno.

Sarebbe l’unica via nel medio e lungo periodo per avere una prospettiva in un’economia domestica stagnante che paga un deficit strutturale che rischia di portarci al collasso. Biella nell’asse TO-MI è sicuramente la città più terziarizzata, un luogo ideale per viverci, oggi, ma bisogna arrivarci, garantendo ai pendolari orari sicure e tratte veloci.

Il primo settore a ripartire sarebbe quello immobiliare attualmente il più depresso comparato al resto del Piemonte. Il resto rischia di essere “fuffa”.

Vittorio Barazzotto

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